Seul piange le vittime della strage di Halloween. Nessun italiano tra loro
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Sono ancora più di 300 le persone che mancano all’appello e mentre la città rende omaggio, in silenzio, a chi ha perso la vita nella tragedia, continuano le indagini per stabilire l’esatta dinamica di quanto accaduto
Dopo la strage che è costata la vita a oltre 150 persone rimaste uccise nella calca per i festeggiamenti di Halloween, Seul deve fare i conti con chi manca ancora all’appello, le polemiche per la gestione di quanto è avvenuto e l’estremo saluto per chi non c’è più.
Tra loro, sono diciannove gli stranieri morti mentre tra le vittime ci sono 97 ragazze e 54 ragazzi, per la maggior parte sotto i 30 anni. Ma sono ancora 355 le denunce delle persone scomparse. Nessuno, tra loro, è italiano.
Si presenta di grandi dimensioni e circondato da centinaia di fiori bianchi l’altare che è stato allestito per commemorare le vittime. Nel silenzio interrotto solo dal rumore dei flash dei fotografi, sotto lo sguardo dei giornalisti, parenti e amici rendono omaggio, uno dopo l’altro, alcuni inginocchiandosi, altri piangendo.
A dare l’estremo saluto anche il premier Han Duck – soo e l’ex segretario delle Nazioni Unite Ban Ki – moon.
A chiedere chiarezza su quanto accaduto nella notte tra sabato e domenica sono anche i vescovi cattolici del Paese. In una nota diffusa dalla Conferenza episcopale coreana e firmata dal segretario generale padre Cheol-su Lee, riportata dal Sir, i vescovi scrivono: “Affidiamo alla misericordia di Dio le vittime che purtroppo hanno perso la vita nella tragedia avvenuta a Itaewon, Seul, sabato 29 ottobre. Porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie in lutto e preghiamo anche per la pronta guarigione e la pace dei feriti”.
Unendosi a quanti stanno chiedendo risposte su cosa abbia scatenato il panico e la ressa in cui sono rimasti schiacciati e soffocati i giovani ammassati oltre il limite e in vicoli stretti e senza via di fuga, anche i vescovi osservano: “Dobbiamo sforzarci di spezzare la catena dell’ingiustizia e dell’irresponsabilità che è diventata una pratica comune in questa società. Per farlo, dobbiamo prima essere fedeli ai nostri rispettivi ruoli. In particolare, per la pace e la sicurezza delle persone, le autorità competenti devono esaminare a fondo la causa e il percorso di questa tragedia e garantire che l’irresponsabilità e l’oblio non si ripetano”.
Mentre le cause della tragedia sono ancora da accertare e, al momento, non è stata ancora fornita una versione ufficiale di quanto accaduto, arrivano anche le parole dell’ambasciatore italiano italiano a Seul, Federico Failla: “Siamo ancora tutti sotto shock: è stata una tragedia molto dolorosa al limite dell’incomprensibile. Abbiamo saputo che sono morti 26 stranieri ma nessuno di questi è italiano. Al momento non ci sono neanche connazionali dispersi”.
“La tragedia – ha aggiunto l’ambasciatore Failla – è avvenuta a causa dell’eccessivo affollamento in un’area della città che presenta una conformazione topografica particolare con strade molto strette, molti locali e ristoranti, vicoli senza via di fuga”. “Non è una tragedia – ha concluso Failla – che al momento trova spiegazioni. Il Paese è ancora sotto shock, qui è stata indetta una settimana di lutto nazionale. Ad è essere stati colpiti soprattutto ragazzi e adolescenti”.